Discopatia e alimentazione
Per la discopatia in associazione ad una terapia specifica risulta utile l’integrazione con un’ alimentazione controllata che con strategie alimentari idonee può contenere il peso e la risposta infiammatoria cronica. Nella discopatia la capsula del disco intervertebrale degrada riducendo la sua elasticità. Il disco leso può presentare soluzioni di continuità che a volte lasciano fuoriuscire parte del nucleo. La discopatia potrebbe decorrere anche senza sintomatologica eclatante. Quando ciò non avviene, il nucleo polposo nella discopatia fuoriesce dalla sua sede naturale e comprimendo i nervi causa dolore. Un discopatia che impegna un disco della colonna cervicale, irradia del dolore decorre lungo gli arti superiori, ingenerando una cervicobrachialgia. Una discopatia che impegna invece un disco della colonna lombare, irradia dolore lungo gli arti inferiori, ingenerando una lombosciatalgia. Nella casi più fortunati si assiste ad un decorso mite della discopatia, con riassorbimento spontaneo, del nucleo polposo erniato e connessa regressione clinica. Tuttavia la compressione sulle radici nervose da parte del nucleo polposo può determinare un impegno dei nervi sensitivi e/o motori, per cui si rende necessario eseguire una terapia specifica, riduzione del peso corporale e riduzione per via nutrizionale della diatesi infiammatoria. La discopatia è talvolta associata all’artrosi del segmento della colonna pertinente. I dolori da discopatia accompagnano per lunghi periodi la vita dei pazienti. Gli anziani sono particolarmente esposti, ma i dolori alle discopatia coinvolgono oggi fasce sempre più giovani della popolazione.
Una valutazione dell’ alimentazione è consigliabile soprattutto in seguito ad una verifica per la perdita della massa magra muscolare e\o aumento della massa grassa con tendenza all’acidificazione metabolica. Per tale diagnosi è necessaria l’analisi della composizione corporea. Un’ alimentazione controllata si associa al trattamento della discopatia oltre che per regolarizzare peso e composizione corporea, anche per applicare quelle strategie alimentari che possono modulare la risposta infiammatoria. Le abitudini nell’assumere cibo interagiscono in modo significativo con l’ equilibrio circadiano del cortisolo. La risposta adattativa stress e nutrizione inadeguata comportano, infatti, una disregolazione del ritmo dei glucocorticoidi. Alla presenza di sofferenza emozionale e a ritmi alimentari non coerenti, si assiste a un’alterazione dell’asse HPA. Gli effetti negativi delle alterate retroazioni ormonali comportano l’alterata risposta infiammatoria. La dieta coerente seleziona il cibo secondo le retroazioni ormonali indicate, determinando un equilibrio acido-base un contenimento della risposta infiammatoria e del dolore.
Dott. Fabio Elvio Farello, Alimentazione a Roma