Voracita e alimentazione
Dieta e voracita sono interconnessi da rapporti metabolici e vissuti emozionali, entrambi da considerare con attenzione in terapia. I disturbi vaghi e aspecifici noti anche come MUS Medically Unexplained Symptoms ai quali appartiene la voracita sia quando eccessiva sia quando carente, sono posti in relazione all’alimentazione routinaria dal paziente. La voracita è uno dei disturbi più frequenti che causa disagio durante trattamenti medici basati sull’alimentazione. Molti pazienti hanno momenti di voracita eccessiva che generalmente culiminano in una alimentazione non proporzionata al fabbisogno e fuori orario. Lo stesso paziente può patire nell’arco di una giornata un momento opposto ovvero di appetito insufficiente comporta assunzione di un carico alimentare non bastevole. Mentre l’animale possiede un appetito naturale ovvero un indicatore preciso e affidabile del fabbisogno, l’uomo che ha alterato i ritmi alimentari corretti non esprime sempre un appetito proporzionato alle reali esigenze metaboliche e comportamentali. Anche difficoltà emotive interferiscono nell’appetito naturale sfociando talvolta in voracita. Il neonato umano riceve talvolta latte al posto delle cure parentali in caso di disagio codificando con tale comportamento una reazione automatica che connette intimamente disagio e alimentazione. Anche il rifiuto dell’alimentazione in caso di disagio può derivare dalla risposta automatizzata dal neonato in caso una proposta alimentare non richiesta. La alimentazione ovvero l’introduzione di alimenti commisurati all’orario di assunzione e al reale fabbisogno energetico ha come obiettivo contrastare voracita e ristabilire l’insorgenza di un rapporto con il cibo naturale. Spesso l’alimentazione spontanea è induttiva di momenti d’iperglicemia cui segue per attivazione di una risposta insulinemica una successiva ipoglicemia reattiva. Durante le iperglicemie l’appetito è diminuito, mentre durante le ipoglicemie può divenire irrefrenabile e determinare in tal modo voracita. Le alterazioni dei corretti rapporti di carico glicemico sono anche dovute al trasferimento dei rapporti sociali connessi a alimentazione nelle ore serali. Questo trasferimento comporta spesso una alimentazione ricca di carboidrati nelle ore serali. L’iperglicemia serale che ne deriva comporta un’attivazione di risposta insulinemica non fisiologica per l’orario nel quale avviene. Al contrario si diffonde sempre per motivi culturali l’abitudine di assumere a colazione una alimentazione scarsa con un carico di carboidrati risibile se confrontato alla reale giornata di lavoro. Talvolta la colazione si esprime solo con un caffè. Mangiare richiede tempo e la mattina è spesso configurata da ansia di arrivare in tempo agli innumerevoli appuntamenti della vita.
Queste alterazioni della corretta alimentazione e la perdita di una circadianità naturale comportano elevazioni d’insulina e successive retroazioni sul cortisolo, l’ormone dello stress. Le montagne russe dei feedback ormonali che ne derivano espongono il paziente a soffrire di voracita o disappetenza. L’appetito diviene in tale situazione protratta nel tempo un appetito patologico. La alimentazione è in grado di ricostruire la corretta sequenza nutrizionale del paziente favorendo il recupero di un appetito naturale. Questa condizione è la premessa per l’adeguamento facile del paziente ad una alimentazione corretta che altrimenti è subita come imposta e faticosa.
Una delle caratteristiche fondamentali della terapia tramite alimentazione è dunque la rilevazione strumentale dei parametri metabolici del soggetto preso in esame. Un alto livello di precisione ed efficienza nella valutazione della funzione metabolica permette di definire le condizioni di benessere ottenibili in alimentazione per il paziente. La alimentazione è basata sul calcolo del carico glicemico, i valori nutrizionali degli alimenti e la loro risposta sull’equilibrio acido base. Il calcolo del carico glicemico o GL Glicemic Load di un alimento è in grado di prevedere la risposta glicemica e quell’insulinemica dell’organismo in seguito alla sua assunzione. Questo fattore dipende dalla qualità dei carboidrati contenuti nell’alimento e in particolare dalla rapidità con cui questi possano essere digeriti. Le sequenze alimentari dell’alimentazione sono personali e si valutano tramite l’andamento della curva glicemica e il carico di acidità renale nelle ventiquattro ore in seguito all’assunzione di un alimento o di un pasto complesso.
La alimentazione oltre a rappresentare un presidio per la terapia è anche uno strumento di prevenzione importante. La alimentazione e la cura sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Il trattamento tramite alimentazione è integrativo di altri strumenti di terapia. La alimentazione richiede, esami strumentali, valutazione dei sintomi e delle cause, diagnosi, conoscenza dei rimedi adatti al paziente, conoscenza di tutte le altre forme di terapia per la quali l’alimentazione possa costituire alternativa o integrazione. Pertanto somministrare alimentazione è atto medico e deve essere esercitata da un medico competente. Per l’alimentazione si consiglia di rivolgersi a un medico che operi solo tramite la verifica strumentale delle sequenze nutrizionali e delle terapie associate proposte al paziente. Sequenze nutrizionali basate solo sull’esperienza del medico, senza verifica strumentale della composizione corporea e degli altri parametri sono caratterizzate da imperfezioni metodologiche non necessarie. Il trattamento in alimentazione del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale. Al contrario la alimentazione stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello, Dieta a Roma