1) aumento della glicemia
2) riduzione delle risposte infiammatorie e immunitarie.
3) catabolismo della massa magraL’aumento della glicemia indotto da cortisolo viene ottenuto stimolando la gluconeogenesi epatica, che a sua volta è sostenuta dagli amminoacidi derivanti da un accentuato catabolismo proteico, soprattutto a livello dei muscoli scheletrici. L’azione catabolica e l’iperglicemica del cortisolo comportano per tale ormone una funzione opponente all’insulina. L’altra importante funzione del cortisolo è contrastare l’infiammazioni, in quanto il cortisolo possiede una spiccata capacità anti-immunitaria. Per questo motivo molti farmaci anti-infiammatori si basano sull’utilizzo di cortisolo. Il cortisolo provvede per il catabolismo della massa magra a una serie di retroazioni inibitorie. Il cortisolo inibisce la sintesi di DNA e RNA, inibisce la sintesi delle proteine, inibisce l’ ormone della crescita GH, inibisce il testosterone e inibisce la tiroide. Tutte queste inibizioni contribuiscono al catabolismo della massa magra. L’eccesso di quest’ormone è denominato ipercorticosurrenalismo, o ipercortisolismo, o sindrome di Cushing. Troppo cortisolo ha come sintomi stanchezza, osteoporosi, iperglicemia, diabete mellito tipo II, perdita di tono muscolare e cutaneo, colite, gastrite, impotenza, perdita della libido, aumento della pressione arteriosa e della concentrazione sanguigna di sodio, strie cutanee, depressione, apatia, euforia, diminuzione della memoria. L’ipercortisolismo può essere una patologia a se stante oppure conseguenza di una medicazione farmacologica con cortisone a dosi troppo elevate.La alimentazione e lo stress patito interferiscono in modo significativo con il corretto equilibrio del cortisolo. Stress e alimentazione inadeguata comportano, infatti, una disregolazione anche del ritmo circadiano dei glucocorticoidi. Il cortisolo dovrebbe esprimere la sua acrofase circadiana intorno alle 9 del mattino e la sua batifase circadiana a mezzanotte. Alla presenza di stress sia endogeno, sia esogeno e a ritmi alimentari non coerenti, si assiste a un’alterazione dell’asse HPA. Questa è caratterizzata da perdita di equilibrio tra gli ormoni CRH, ACTH e cortisolo. Gli effetti negativi di una circadianità perduta cortisolo e delle alterate retroazioni ormonali comportano: l’aumento della glicemia, la riduzione nella fissazione del calcio, l’interferenza con l’equilibrio ormonale, l’aumento della massa grassa, la diminuzione della massa magra, la stanchezza, la perdita dei sistemi tampone, la perdita di potassio, la ritenzione idrica e l’alterazione della corretta risposta immunitaria.
L’alterazione della circadianità del cortisolo è responsabile della ridistribuzione del grasso corporeo, in particolare provoca una perdita di adipe nelle parti più distali e un aumento di depositi addominali e sul viso. Gli adipociti addominali possiedono, infatti, quattro volte più recettori per il cortisolo rispetto agli altri. Appare evidente dunque che è opportuno evitare incrementi eccessivi e prolungati dei livelli di cortisolo. I picchi d’insulina successivi agli stress servono a contenere i livelli di cortisolo elevati. In certe circostanze precise può essere e indicato perciò assumere dopo elevati livelli di stress dei carboidrati a PRAL molto negativo come i fichi secchi o le patate stimolando la produzione d’insulina per abbassare i livelli di cortisolo permettendo di conservare la massa magra.Le caratteristiche del funzionamento del cortisolo nel corpo umano permettono di modulare i carichi di carboidrati alimentari in modo coerente durante l’arco delle ventiquattro ore. Salvo particolari patologie, le caratteristiche circadiane del cortisolo definiscono favorevole una alimentazione serale proteica e particolarmente ricca di fibre. Al contrario la prima colazione dovrebbe essere preferibilmente ad alto tenore glicemico e a PRAL molto negativo. L’esame della composizione corporea evidenzia la corretta circadianità del cortisolo tramite sequenze bioimpedenziometriche caratterizzate da valori corretti di massa magra e un angolo di fase PA superiore a 4,5°. Nei pazienti che non evidenziano queste caratteristiche il ripristino del funzionamento corretto, implica oltre a terapie specifiche per le patologie anche una alimentazione corretta.
La alimentazione è per molti pazienti lo strumento iniziale per la cura dei propri disturbi. La alimentazione prescritta dal medico non è certamente uguale per tutti i pazienti, ma richiede una personalizzazione coerente con la storia clinica e l’analisi di composizione corporea espressa dal singolo. Una delle caratteristiche fondamentali del trattamento tramite alimentazione coerente è la rilevazione strumentale dei parametri metabolici del soggetto preso in esame. Un alto livello di precisione ed efficienza nella valutazione della funzione metabolica permette di definire le condizioni di benessere ottenibili in alimentazione per il paziente. La nutrizione clinica è un approccio all’alimentazione basato sul calcolo del carico glicemico, i valori nutrizionali degli alimenti e la loro risposta sull’equilibrio acido base. Il calcolo del carico glicemico o GL Glicemic Load di un alimento è in grado di prevedere la risposta glicemica e quell’insulinemica dell’organismo in seguito alla sua assunzione. Questo fattore dipende dalla qualità dei carboidrati contenuti nell’alimento e in particolare dalla rapidità con cui questi possano essere digeriti. La alimentazione in nutrizione clinica si valuta tramite un esame strumentale l’andamento della curva glicemica e il carico di acidità renale nelle ventiquattro ore in seguito all’assunzione di un alimento o di un pasto complesso. La alimentazione in nutrizione clinica può essere associata a trattamento con agopuntura e omeopatia. Il trattamento di una malattia tramite alimentazione in pazienti sottoposti a agopuntura e omeopatia, può essere parte di una gestione integrata del paziente. La prescrizione di una alimentazione in terapia non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale. Al contrario l’alimentazione corretta a stabilisce con tutte le forme di medicina una virtuosa sinergia e un’opportunità anche a livello di prevenzione.